
Spesso si parla del luogo comune come di un tòpos: un luogo letterario. Forse sarebbe più corretto dire che il tòpos si lega ad un motivo riconoscibile, ma fondato, mentre il luogo comune sconfina nella diceria. Ne consegue che un luogo comune non è mai una buona argomentazione, perché spesso l’abitudine è fondata su pregiudizi, banalizzazioni, ovvietà.
Dire che i giudici sono comunisti è essenzialmente un luogo comune. Del resto, per Berlusconi tutti coloro che prendono posizione critica nei suoi confronti sono comunisti.
È ovvio che all’interno della magistratura ci sono esponenti simpatizzanti di quel o quell’altro partito. Ma l’applicazione delle leggi non è certo una questione politica e il sistema legislativo ha sufficienti misure di garanzia dell’imparzialità dei pm e dei magistrati.
È ovvio che questa argomentazione è opinabile. Ma non è un luogo comune: è un tòpos.